Zanardi
"Zanardi mi fai schifo. Sei tronfio e borioso, sei un sadico, appesti.”
Penso che ci sia davvero poco che potrei dire su Zanardi, comunque a sproposito.
Qualcosa, però, sono tenuta a spiegarvela.
Primo: di che parlano le storie di Pazienza? Be, mi stupirei se ci fossero cose che vi faccia piacere ascoltare e che non rivoltino un po’ lo stomaco a qualcuno... qual cos’altro ad alcuni.
“Ti senti un grand’uomo tu, pieno di idee, luminoso, però ti rode il culo se la tua figa la dà, perché sei uno stronzo e troppo ancora dovrai soffrire, perchè così come l’ha data la darà, perchè sei uno stronzo...”
Due: chi sono i protagonisti? Zanardi e i suoi amici, Petrilli e Colasanti. Tre ragazzi con una vita che va. Non c’è male ne bene; va e basta. Anche se a volte far passare il tempo ammazza.
Le cose poi se ci fosse una giustizia non andrebbero così, ma la giustizia non rimedia figa, quindi non serve a vivere.
Zanardi al prof: “Se il destino seguisse una sua logica consequenziale, in questo momento dovrebbero bussare alla porta, entrare dei carabinieri e portami via.”
Bella lezione, mi stupisce che c’è ancora chi non l’ha capita.
Tre: ok, ma una morale in tutto questo c’è? Se cercate, grattando sul fondo del barile, la potete pure trovare. Per chi adesso si sta preoccupando, per chi pensa: “Ma che senso hanno queste storie qua?”; non vi stressate. Il destino esiste ed ha un nome: Andrea Pazienza.
“Le sequenze disegnate da Andrea studiano e fanno conoscere il movimento, il comportamento degli studenti di oggi, che poi significa, visto il ritardo con cui l’oggi diventa davvero oggi, di domani.”
Dall’introduzione di Vincenzo Sparagna, Zanardi, Primo Carnera Editore.