Antologia di Spoon River - Edgar Lee Masters, Le poesia di un grande poeta americano

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Alessio R.
view post Posted on 6/2/2012, 10:44




Titolo: Antologia di Spoon River
Autore: Edgar Lee Masters
Anno, paese: 1915, America
Genere: Poesia

Edgar Lee Masters (1868 – 1950) fu un poeta statunitense che sin da bambino imparò ad amare la letteratura. Declamato in seguito il secondo maggiore poeta americano dopo Whitman, ebbe un notevole successo con la sua Antologia di Spoon River, ma il successo durò poco, e di lui si dice che oltre a quelle numerose poesie della raccolta non scrisse più niente di decente. Venne fatto conoscere in Italia per volere di Cesare Pavese. Antologia di Spoon River è un insieme di «racconti dei morti» minuzioso, semplice, genuino e schiettamente diretto, pur se in modo indiretto.
In ogni poesia, per breve che sia, parla la persona «morta» a proposito della sua storia, di come morì, quali guai imperversarono nella sua vita.
C’è, in ogni poesia, al suo termine, un epilogo che fa capire tutto il senso della poesia, spesso questo epilogo esprime un concetto, una verità, per quanto cinica, sarcastica, ilare possa essere, o tragica. C’è in tutta la raccolta un velo di tragedia che appunto rivela la realtà delle cose senza svisarla generosamente, senza che l’autore viaggi troppo di fantasia. Spoon River è un luogo, in una collina in riva al fiume, e i personaggi della raccolta sono coloro che furono gli abitanti di Spoon River.
La caratteristica di cui si parlava prima, ovvero quella dell’autore di imprimere negli ultimi versi la morale della poesia, la ritroviamo in versi come questi: “E’ il modo in cui la gente considera il furto della mela / che fa del ragazzo quello che è”. O: “Qual è l’utile / di liberarsi del mondo / quando nessuna anima può sfuggire / al destino della vita?” E anche: “allora perché permettete che Dora, la figlia della modista, / e quel fannullone del figlio di Benjamin Pantier, / di notte usino la mia tomba come loro empio guanciale?”. Ma le massime sono sparse un po’ in tutta la poesia in modo armonioso: “E se la gente scopre che sai suonare il violino, / ecco, sei costretto a suonare , per tutta la vita”. Oppure: “le ladre di mariti / usano cipria e bigiotterie, / e cappellini alla moda. / Mogli, metteteli pure voi. / Un grazioso cappellino può fare un divorzio - / ma anche evitarlo”. O infine: “C’è qualcosa nella Morte / che è come l’amore!”.
Ogni piccola storia è screziata, ma anche insignita del grigiore del mondo, dalla donna che dice che per via del matrimonio smise di scrivere e che si piantò l’ago nella mano e morì di tetano e che conclude dicendo: “datemi retta, anime che avete delle ambizioni, / il sesso è la maledizione della vita!”; all’uomo che si innamora di un altro, e scopre poi che è tutta una delusione, e arriva a dire: “E poi quando ho scoperto chi eri: / che la tua anima era meschina / e false le tue parole / come i tuoi denti di porcellana biancoazzurra, / e i tuoi polsini di celluloide, / ho odiato me stesso, ho odiato te / per la mia anima perduta e la mia / perduta giovinezza”.
Ogni storia è a parte eppure sono tutte legate tra loro da qualcosa che accomuna tutti gli esseri umani, e questo libro è l’esempio che siamo tutti uguali, e il meritevole successo è dovuto certamente a questo,
niente discriminazione, niente falsità, niente concetti astratti o divagazioni inutili, il libro è diretto e facile da comprendere, in un mondo dove l’amore si alterna al disprezzo per sé stessi, al travaglio, le cose perdute, l’amarezza e la dannazione. Banchieri, baristi, atei, preti, leader, sindaci ed altro, talvolta accompagnati da un umorismo sottile e involontario, si ritrovano nel libro «delle anime morte» di Edgar Lee Masters, il fortunato e sfortunato, il tragico e il tranquillo, l’ilare e il sarcastico, ma sempre impeccabile, (anche se Verlaine riteneva che un impeccabile e un disgustoso fossero la stessa cosa, si sa che celui-ci est un monde de mots).
 
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